Appartamento Borgia

Costituisce l’ala più riservata voluta dal papa Alessandro VI Borgia (1492-1503), decorata da Bernardino di Betto detto il Pinturicchio e aiuti. Alla morte del pontefice, gli appartamenti furono abbandonati. Soltanto alla fine dell’Ottocento vennero riaperti al pubblico. Attualmente gran parte delle stanze sono destinate all’esposizione della Collezione d’Arte Religiosa Moderna, inaugurata da Paolo VI nel 1973. La Collezione comprende circa seicento opere di pittura, scultura e grafica, frutto di donazioni di artisti contemporanei italiani e stranieri: vi si trovano anche opere di Gauguin, Chagall, Klee e Kandinskij.

Sala Sobieski e dell'Immacolata

La Sala Sobieski deve il nome alla grande tela del pittore polacco Jean Matejko (1838-1893) che rappresenta la vittoria del re di Polonia Giovanni III Sobieski contro i turchi a Vienna nel 1683. Gli altri dipinti della Sala sono ottocenteschi, così come quelli della Sala dell’Immacolata, caratterizzata da una grande vetrina, dono della ditta francese Christofle, nella quale sono conservati libri donati da re, vescovi, città e diocesi a Pio IX (1846-1878) in occasione dell’istituzione del dogma dell’Immacolata Concezione.

Museo Etnologico

Inaugurato da Pio XI nel 1926, si trovava anch’esso al Laterano da dove è stato trasferito. Raccoglie opere d’arte e testimonianze storiche provenienti da tutte le parti del mondo toccate da missioni pontificie. Di notevole interesse sono: i modelli di edifici religiosi appartenenti a diverse confessioni, come il Tempio del Cielo di Pechino risalente al XV secolo ma rifatto nel XVIII, l’altare di Confucio e il Tempio shintoista dell’antica capitale giapponese Nara; le statue di culto, in gran parte di dedicazione buddista, testimonianza della vita religiosa in Tibet, Indonesia, India e nei paesi dell’Estremo Oriente; i reperti appartenenti alla cultura islamica e dell’Africa Centrale; gli oggetti e le opere d’arte provenienti dal continente americano, in particolare Messico, Guatemala e Nicaragua.

Museo Pio - Clementino

Fu voluto dai papi Clemente XIV (1769-1774) e Pio VI (1775-1799) per raccogliere i più importanti capolavori greci e romani custoditi in Vaticano. Passato il Vestibolo Quadrato e la saletta con una splendida tazza marmorea, si è introdotti nel Gabinetto dell’Apoxyomenos, sala che trae il nome da una copia romana di originale greco in bronzo opera di Lisippo (circa 320 a.C.): rappresenta un atleta che dopo aver gareggiato si deterge il sudore con lo strigile, sorta di rasoio usato nell’antichità; lo sguardo è rivolto lontano, il corpo è colto nel momento del rilassamento dopo la vittoria. Dalla sala successiva è visibile la Scala del Bramante, voluta da Giulio II nel 1512 per creare un collegamento tra il Palazzetto di Innocenzo VIII (1484-1492) e la città: la rampa elicoidale, costruita in una torre quadrata, era percorribile anche a cavallo.

Si passa quindi al Cortile Ottagono, reso di tale forma da Clemente XIV nel 1772. Tra le statue più note: l’Apollo del Belvedere, copia romana del II secolo d.C. da originale greco in bronzo forse di Leochares (330-320 a.C.), collocato nell’Agorà di Atene (la statua del Dio della bellezza, che forse nel braccio teso portava un arco e nella mano abbassata aveva una freccia, è stata considerata nel periodo neoclassico esempio di perfezione formale e di virtuosismo tecnico e fu portata in Vaticano per decisione di Giulio II); il famoso gruppo del Laocoonte, copia romana del I secolo d.C. da originale greco bronzeo del II secolo a.C., opera di Hagesandros, Athanadoros e Polydoros, ritrovato a Roma sul colle Esquilino nel 1506, subito molto ammirato da Michelangelo, fu acquistato da Giulio II che lo fece collocare in Vaticano (la scultura rappresenta il sacerdote troiano Laocoonte che, per avere avvertito i suoi concittadini dell’inganno celato nel cavallo di legno, dono dei greci, fu condannato dall’ira di Atena a morire insieme ai suoi due figli, vittima di serpenti giunti dal mare); il Perseo con la testa di Medusa tra due Pugilatori di Antonio Canova (1800-1801). Attigue al cortile sono:

- la Sala degli Animali, che raccoglie statue di animali d’epoca romana liberamente e ampiamente restaurate alla fine del Settecento.

- la Galleria delle Statue, un tempo loggia aperta del Palazzetto di Innocenzo VIII, fu trasformata in galleria di scultura nella seconda metà del Settecento. Contiene preziose statue romane, alcune delle quali copie da opere del periodo classico greco (V-IV secolo a.C.): tra queste l’Apollo "Sauroktonos", uccisore di lucertola, da un originale di Prassitele (350 circa a.C.), e la famosa Arianna addormentata, copia romana del II secolo d.C. da originale della Scuola di Pergamo del II secolo a.C.

- la Sala dei Busti, con ritratti prevalentemente di imperatori romani.

- il Gabinetto delle Maschere, nel quale si segnala la Venere Cnidia, copia romana da originale greco che si trovava nel santuario di Cnido; è anch’essa opera di Prassitele, molto ammirata nell’antichità (metà IV secolo a.C.).

- la Sala delle Muse, in cui sono collocate statue di Muse e di poeti, tutte copie romane da originali greci. Al centro è il famoso Torso del Belvedere, originale del I secolo a.C., opera firmata dallo scultore ateniese Apollonio. Molto ammirata nel Rinascimento e nel Neoclassicismo, la statua mostra una muscolatura possente e vigorosa, perfettamente corrispondente agli ideali michelangioleschi. Recentemente la scultura è stata identificata con la figura dell’eroe greco Aiace che medita il suicidio.

- la Sala Rotonda, fu costruita da Michelangelo Simonetti con pieno gusto neoclassico alla fine del Settecento. La cupola infatti, del diametro di 21,60 metri, ricalca quella del Pantheon. Al centro è una grande vasca rotonda monolitica in porfido, larga quasi cinque metri, proveniente dalla Domus Aurea e qui collocata alla fine del Settecento.

Di grande suggestione è l’Ercole in bronzo dorato della fine del II secolo d.C. trovato nei pressi del Teatro di Pompeo, e il mosaico del III secolo proveniente dalle terme di Otricoli (località della regione Umbria).

- la Sala a Croce Greca, in cui spicca il mosaico centrale, opera del III secolo d.C. proveniente da Tuscolo e due colossali sarcofagi in porfido rosso: quello di sinistra è di Sant’Elena (IV secolo), madre di Costantino (306-337), proveniente dal mausoleo a lei dedicato sulla via Labicana; quello di destra è di Costantina, figlia dell’imperatore Costantino, dalla chiesa di Santa Costanza sulla via Nomentana.

Riprendendo la Scala Simonetti, si possono visitare gli altri ambienti del Palazzetto di Innocenzo VIII (1484-1492), dove è ospitato il Museo Etrusco, oppure proseguire per le Stanze di Raffaello e la Cappella Sistina.

Galleria degli Arazzi

Vi si trovano arazzi fiamminghi eseguiti a Bruxelles dalla bottega di Pieter van Aelst al tempo di Clemente VII (1523-1534) su cartoni degli allievi di Raffaello. Furono esposti per la prima volta nella Cappella Sistina nel 1531, e allestiti per l’esposizione in questa Galleria nel 1838.

Museo Gregoriano Profano

Fu istituito da Gregorio XVI (1831-1846) nel 1844 nel Palazzo Lateranense e da qui trasferito in Vaticano nel 1970 per volontà di Giovanni XXIII.

Custodisce originali greci, copie greche di età romana e sculture romane che vanno dal I al III secolo d.C. Famoso è il gruppo di Atena e Marsia da originale greco di Mirone (circa 450 a.C.).

Museo Pio Cristiano

Ospita raccolte di antichità cristiane originariamente esposte al Museo Lateranense. Fondato da Pio IX nel 1854 raccoglie statue, sarcofagi, scritte e reperti vari dal VI secolo in poi. Da notare la statua del Buon Pastore, restaurata nel settecento, in origine altorilievo di un sarcofago, che raffigura un giovane con tunica senza maniche e una sporta a tracolla; sulle sue spalle carica un agnello.

Museo Egizio

Salendo una rampa della Scala Simonetti (così chiamata dal nome del costruttore che la progettò tra il 1771 e il 1784), si accede al Museo Egizio. Fondato nel 1839 da Gregorio XVI, contiene reperti egiziani acquistati dai papi alla fine del 1700 e statue portate a Roma in epoca imperiale. Da segnalare, oltre ai preziosi sarcofagi del III e II millennio a.C., nella terza sala le statue che ornavano la Villa dell’imperatore Adriano (117-138): esse sono di basalto nero, foggiate ad imitazione di quelle egiziane.

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