8 settembre: Natività della Beata Vergine Maria

Il compleanno della Madre di Gesù

Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa sono unite nella celebrazione della Natività di Maria. Questa festa nacque in Oriente e venne introdotta a Roma da Sergio I nel VII secolo. In quel giorno, una processione partiva dalla chiesa di Sant’Adriano al Foro per giungere alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Secondo il Calendario liturgico viene ricordata l’8 settembre. In Oriente la natività di Maria era già festeggiata nel IV secolo ed era legata alla costruzione della Basilica di Sant’Anna a Gerusalemme. Questo luogo di culto sorgeva dove si trovava la casa in cui nacque Maria da Anna e Gioacchino. Da Gerusalemme il ricordo della Natività di Maria passò a Costantinopoli e la Chiesa d’Oriente la festeggia collegandola alla Concezione. Non va dimenticato che solo di Gesù, Maria e Giovanni il Battista la Chiesa festeggia la nascita sulla terra oltre che quella in Cielo.

Non vi sono molte informazioni sull’infanzia di Maria, quel poco che sappiamo viene riferito dagli evangelisti Luca e Matteo. Alcune tradizioni attestano il luogo della nascita di Maria in Galilea, mentre, altre più probabili a Gerusalemme.

Riguardo al giorno di nascita della Vergine, troviamo notizie nel Protovangelo di Giacomo, un testo apocrifo del II secolo, in cui si parla con dettagli della vita della Vergine. In particolare, viene descritta la sofferenza di Anna e Gioacchino, perché non potevano avere figli, fino a quando la situazione cambia grazie all’intervento del Signore e la conseguente nascita di Maria. Il testo narra che Gioacchino, molto osservante, si allontanò dal Tempio quando gli venne proibito di compiere sacrifici a Dio, perché sterile. Allora, si unì a dei pastori nel deserto elevando continue preghiere al Signore. Anche Anna, che il marito aveva lasciato sola, pregava insistentemente. Le loro preghiere furono accolte, in quanto un angelo apparve loro annunciando la nascita di una bambina, il cui nome sarebbe stato Maria, avrebbe vissuto presso il Tempio e sarebbe stata destinata a dare al mondo il Figlio di Dio. Anna e Gioacchino si riunirono e Maria venne alla luce senza macchia di peccato originale. La madre le insegnò le mansioni tipiche delle donne del tempo e la introdusse alla preghiera e alla conoscenza di Dio. Venne poi accompagnata al Tempio per essere istruita dai sommi sacerdoti e lì trascorse l’infanzia immersa nella preghiera.

Anche il Vangelo dello pseudo-Matteo, scritto in latino nel VIII-IX secolo, fa riferimento ai genitori di Maria. Altri dati li troviamo nella Legenda Aurea del domenicano Jacopo da Varazze scritta tra il 1260 e il 1298, nella quale si riportano alcuni episodi della vita di Maria e dei suoi genitori. Nel corso dei secoli, la festa della Natività ha ispirato artisti e fedeli. Molte chiese vennero dedicate alla sua nascita. Fin dal X secolo, a Milano venne introdotta questa tradizione, al punto che San Carlo Borromeo dedicò il duomo a Santa Maria Nascente.

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Accordo tra Governatorato e Heydar Aliyev Foundation per la messa in sicurezza dei rivestimenti in marmo della Basilica di San Paolo Fuori le Mura

Per altri mille anni di splendore

“La Basilica di San Paolo Fuori le Mura – Giubileo 2025”: è il tema dell’Accordo tra il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e la Heydar Aliyev Foundation dell’Azerbaigian, che verrà siglato, mercoledì mattina, 11 settembre, nel palazzo del Governatorato.

A firmarlo il Cardinale Fernando Vérgez Alzaga, Presidente del Governatorato, e Anar Alakbarov, Direttore Generale della Fondazione. Tra i presenti, il Cardinale James Michael Harvey, Arciprete della Basilica papale di San Paolo Fuori le Mura, di Sr. Raffaella Petrini, Segretario Generale del Governatorato, del signor Ilgar Yusif oğlu Mukhtarov, Ambasciatore della Repubblica di Azerbaigian presso la Santa Sede e dell’ingegner Salvatore Farina, Direttore della Direzione delle Infrastrutture e Servizi.

Si tratta di un progetto finanziato dalla Fondazione per la messa in sicurezza e la manutenzione dei rivestimenti e apparati decorativi in marmo della Basilica di San Paolo Fuori le Mura, in previsione del prossimo Giubileo. L’intervento si è reso necessario per rendere sicuro il transito e il passaggio al pubblico all’interno della Basilica, in quanto i movimenti strutturali e la risalita capillare dell’acqua hanno portato a una condizione diffusa di degrado dei rivestimenti marmorei parietali e dei colonnati delle navate.

Le opere di restauro riguarderanno i lavori per la messa in sicurezza delle superfici marmoree che decorano le navate ed il transetto della Basilica.

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5 Settembre: Santa Teresa di Calcutta

LA PICCOLA MATITA DI DIO 

“Dio ama ancora il mondo e manda me e te affinché siamo il suo amore e la sua compassione verso i poveri”: così ripeteva Santa Madre Teresa di Calcutta a chi incontrava per coinvolgerlo nella carità verso i più bisognosi. Era convinta che nel servizio ai più poveri tra i poveri, non si doveva essere semplici assistenti sociali, ma fratelli che vanno in cerca di altri fratelli. Questo, perché la sua carità era animata dalla fede, non era semplice filantropia. Per lei era urgente sollevare le persone dalla miseria, ma era ancora più importante trasmettere loro il messaggio che Dio è Amore e che questo amore si traduceva in attenzione per la loro situazione. Il suo pensiero, a questo proposito, era molto chiaro: “Dio ha identificato sé stesso con l’affamato, l’infermo, l’ignudo, il senzatetto; fame non solo di pane, ma anche di amore, di cure, di considerazione da parte di qualcuno; nudità non solo di abiti, ma anche di quella compassione che solo pochi sentono per chi non conoscono; mancanza di tetto non solo per il fatto di non possedere un riparo di pietra, bensì per non avere nessuno da poter considerare vicino”.

Madre Teresa, al secolo Agnes Gonxha Bojaxhiu, era nata il 26 agosto 1910 a Skopje (attuale Macedonia del Nord), da una famiglia cattolica albanese.

Nel 1928 si trasferì in Irlanda per entrare nell’Istituto della Beata Vergine Maria, conosciuto come Suore di Loreto. Dopo poche settimane partì per l'India come missionaria. Insegnò storia e geografia per 17 anni nella scuola St. Mary che la Congregazione aveva a Entally nella zona orientale di Calcutta.

Nel 1931 emise i primi voti cambiando il nome in Suor Mary Teresa del Bambin Gesù, in onore della Santa di Lisieux. Nel 1937 si recò a Darjeeling per emettere i voti perpetui.

Continuò a insegnare alla St. Mary e nel 1944 ne divenne la direttrice. Non lontano dal suo convento c’erano i bassifondi, quelle baraccopoli maleodoranti, dove si moriva nella completa indigenza e nell’indifferenza generale.   

Il Signore l’attendeva tra quella gente. Il 10 settembre 1946, mentre stava andando in treno a Darjeeling, per gli esercizi spirituali, ricevette quella è conosciuta come la “seconda chiamata”. Nel viaggio, una frase fissa le girava in testa: il grido di Gesù in croce “Ho sete!”. Comprese che doveva cominciare una nuova vita al servizio dei più diseredati della società, gli ultimi, gli scarti degli scarti. Il 17 agosto 1948, lasciò la Congregazione delle Suore di Loreto e, indossando il sari bianco bordato d’azzurro, venne ospitata dalle Suore Mediche Missionarie a Patna. Poi, rientrò a Calcutta e venne alloggiata temporaneamente dalle Piccole Sorelle dei Poveri.

Il 21 dicembre successivo, si recò dove il Signore la chiamava: tra i disperati degli slums. Iniziò a prendersi cura degli anziani abbandonati per la strada, a visitare le famiglie, a soccorrere chi stava morendo e soffrendo. L’Eucaristia era al centro della sua giornata e girava per le strade in compagnia spirituale di Maria, recitando il Rosario. Dopo qualche mese, alcune sue ex allieve si unirono a lei per condividere la sua vita. Furono gli inizi delle Missionarie della Carità.  

A poco a poco, la comunità crebbe e, il 7 ottobre 1950, l’Arcidiocesi di Calcutta riconobbe la Congregazione. Essa ha un carattere prettamente mariano, come recita il primo capitolo delle Costituzioni: “La nostra Società è dedicata al Cuore Immacolato di Maria, Causa della nostra Gioia e Regina del Mondo, perché è nata su sua richiesta e grazie alla sua continua intercessione si è sviluppata e continua a crescere”. Oltre ai tre voti di povertà, castità e obbedienza, ogni Missionaria della Carità ne emette un quarto di “dedito e gratuito servizio ai più poveri tra i poveri”.

Verso i primi anni del 1960, la Congregazione si diffuse e la Madre inviò alcune missionarie in altre regioni dell’India.

Nel febbraio 1965 Paolo VI concesse l’approvazione pontificia alle Missionarie della Carità e chiese alla Madre di aprire una casa di missione in Venezuela. Seguirono altre fondazioni a Roma, in Tanzania e in altri Paesi. Nel ricevere il premio Nobel per la pace, l’11 dicembre 1979, sottolineò che il suo agire si ispirava alla carità di Cristo: “Non siamo veri operatori sociali. Forse agli occhi della gente svolgiamo un lavoro sociale, ma in realtà siamo contemplative nel cuore del mondo; infatti tocchiamo il corpo di Cristo ventiquattro ore al giorno”. Nel 1980, il governo indiano le conferì il Bharat Ratna, la più alta onorificenza civile del Paese. Accettava tali riconoscimenti solo “per la gloria di Dio e in nome dei poveri”.

Dal 1980 al 1990, fondò case di missione in quasi tutti i Paesi comunisti, inclusa l’ex Unione Sovietica, l’Albania e Cuba.

Morì a Calcutta la sera del venerdì 5 settembre 1997. Il 26 luglio 1999 venne aperta l’Inchiesta diocesana sulla vita, virtù e fama di santità, con tre anni di anticipo per volere di Giovanni Paolo II. Il 4 settembre 2016, Papa Francesco la canonizzò in Piazza San Pietro, nel Giubileo della misericordia.

Chi non la ricorda con il volto segnato dalle rughe, umile e piena di amore per gli altri. Questa fragile donna si considerava solo uno strumento nelle mani della Provvidenza, e si definiva “la piccola matita di Dio”.

Ha lasciato in eredità il suo amore per i fratelli e le sorelle, specialmente per i più soli, scartati, abbandonati. Per tutti valgano le sue parole come testamento: “Puoi trovare Calcutta in tutto il mondo se hai occhi per vedere. Dovunque ci sono i non amati, i non voluti, i non curati, i respinti, i dimenticati”.

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San Gregorio Magno, Papa e Dottore della Chiesa

È uno dei primi quattro Dottori della Chiesa d’occidente, promosse l’evangelizzazione dell’Inghilterra e dettò le norme fondamentali del canto che da lui prese il nome. È Gregorio, a cui venne attribuito l’appellativo di Magno. Nato in una patrizia e ricca famiglia romana nel 540 circa, ebbe una buona formazione culturale. I suoi studi spaziavano dal diritto, alla Bibbia, alle opere dei Padri, in particolare di Sant’Agostino.

Poco più di trentenne venne nominato prefetto di Roma e il suo operato suscitò stima tra i suoi concittadini e le autorità imperiali. Fu chiamato “il console di Dio”. Dopo la morte del padre, sua madre Silvia divenne monaca, e lui trasformò il suo palazzo sul Celio in monastero, dedicandolo a Sant’Andrea.

La stima nei suoi confronti e la testimonianza di vita austera indussero Pelagio II a inviarlo come suo rappresentante presso l'imperatore Tiberio II a Costantinopoli, dove rimase fino al 586 circa. Rientrato a Roma, e dopo la morte di Pelagio II a causa della peste, venne acclamato Papa. Tra le prime iniziative, indisse una processione per chiedere a Dio la fine dell’epidemia che flagellava la popolazione.

Si dedicò al ripristino degli edifici religiosi e fondò alcuni monasteri. Nella difficile situazione politica e sociale in cui versava Roma, tra il vuoto del potere bizantino e la minaccia dei Longobardi, Gregorio riuscì a coordinare e organizzare la vita civile nell’Urbe. Seppe ben amministrare il patrimonio della Chiesa di Roma (Patrimonium Petri). Nominò vari rettori di sua fiducia, ai quali affidò poteri amministrativi e autorità spirituale. Fu un fervido predicatore e scrisse molte lettere e varie opere, tra le quali le Omelie e i Moralia in Iob (“Riflessioni morali sul libro di Giobbe”), che si diffusero rapidamente. Davanti a un mondo in decadenza e che sembrava destinato a scomparire, propose una vita autenticamente cristiana. Scrisse anche i Dialoghi, un testo agiografico, nel quali il libro II è dedicato a Benedetto da Norcia. Fu il primo a utilizzare nelle lettere ufficiali Servus servorum dei, “servo dei servi di Dio”, appellativo che i Papi hanno continuato a utilizzare. A lui si deve anche un Sacramentarium e un Antiphonarium.

Morì nel 604, venne sepolto nella Basilica di San Pietro e fu considerato subito come un Santo. Egli lasciò il segno nella vita della Chiesa e della società del tempo, quale guida della città di Roma.

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A settembre Castel Gandolfo festeggia il patrono San Sebastiano martire

Un protettore contro i mali del corpo e dello spirito

Correva l’anno 1867, in pieno agosto, quando un’epidemia di colera colpì i Castelli Romani. Ad Albano Laziale la popolazione venne quasi decimata con un tasso di mortalità elevato, come ricorda il “cimitero del colera o degli appestati”.

A Castel Gandolfo, invece, non si ebbe nessun malato, tanto che la popolazione gridò al miracolo, attribuendo lo scampato pericolo all’intercessione di San Sebastiano martire. Spontanea fu la processione con l’immagine del Santo per le vie della cittadina. Da allora, Castel Gandolfo celebra il patrono Sebastiano nei giorni 2-3 settembre, invece del 20 gennaio, in cui si ricorda la sua nascita al Cielo. Infatti, per perpetuare la memoria della protezione del Santo, dietro richiesta delle autorità e dei castellani, Pio VII con una Bolla permise la celebrazione della festa a settembre invece che il 20 gennaio.

Anche la direzione delle Ville Pontificie si unisce ogni anno ai festeggiamenti castellani in onore di San Sebastiano.

Chi era questo santo così popolare e invocato dai fedeli contro la peste e le epidemie? Suo padre era originario forse di Narbona in Gallia, mentre sua madre era milanese. Il primo documento che attesta il suo culto risale al 354, è il Cronografo, una raccolta di testi prevalentemente cronografici, opera di Furio Dionisio Filocalo, calligrafo e letterato. In esso troviamo un elenco dei martiri, nella Depositio martyrum, in cui si menziona che Sebastiano è sepolto ad catacumbas e che morì il 20 gennaio. Anche Sant’Ambrogio nel Commento al salmo 118 narra che il martire era cresciuto a Milano e si era trasferito poi a Roma. Si deve attendere il secolo successivo per veder apparire la prima Passio sul Santo, attribuita ad Arnobio il Giovane. Nel tempo vennero redatte altre agiografie, tra cui quella riportata nella Legenda Aurea del Beato Jacopo da Varagine.

La tradizione vuole che a Milano, Sebastiano fosse educato nella fede cristiana. Si arruolò nell’esercito di Diocleziano nel 283 circa, dove fece carriera, diventando capo della prima coorte della guardia imperiale di Roma. Durante la persecuzione di Diocleziano, grazie al suo incarico, salvò molti cristiani incarcerati.

La Passio racconta che un giorno due giovani cristiani, Marco e Marcelliano, figli di Tranquillino, furono arrestati su ordine del prefetto Cromazio. Il padre chiese trenta giorni di tempo prima che fosse celebrato il processo, per dare la possibilità ai suoi figli di cambiare atteggiamento e sacrificare agli dei. Marco e Marcelliano si stavano convincendo, quando Sebastiano fece loro visita e li invitò a non rinnegare la fede. Mentre parlava loro, il viso del santo si irradiò di luce e i presenti rimasero colpiti dal prodigio. Tra questi, Zoe, moglie di Nicostrato, capo della cancelleria imperiale, che era muta da sei anni. La donna si gettò ai piedi di Sebastiano, il quale le fece un segno di croce e riacquistò la voce. Questo miracolo portò alla conversione di Zoe e di suo marito Nicostrato, del cognato Castorio, del prefetto romano Cromazio e di suo figlio Tiburzio. Quasi tutti nel corso del tempo morirono come martiri.

La notizia che Sebastiano era cristiano giunse inevitabilmente a Diocleziano, il quale gli disse: “Io ti ho sempre tenuto fra i maggiorenti del mio palazzo e tu hai operato nell’ombra contro di me”. Fu così che venne condannato a morte. Legato a un palo sul Palatino, fu trafitto da moltissime frecce. I soldati, credendo fosse morto, lo lasciarono in preda alle bestie selvatiche. Una matrona romana di nome Irene, che poi divenne Santa, volle recuperare il corpo per seppellirlo, ma si accorse che era ancora vivo.  Allora, lo portò a casa sua e lo curò. Prodigiosamente guarito, Sebastiano non abbandonò la città, ma testimoniando la sua fede, si recò da Diocleziano nel tempio del Sole Invitto, e lo rimproverò per le persecuzioni contro i cristiani. Sorpreso di vederlo, l’imperatore ordinò che fosse flagellato a morte nell’ippodromo del Palatino e gettato nella Cloaca Maxima. Era il 20 gennaio 304. Una donna di nome Lucina recuperò il corpo e lo seppellì al III miglio della via Appia, dove attualmente si trova la basilica fuori le mura a lui dedicata.

Per le sue piaghe, Sebastiano è invocato come protettore degli appestati ed è patrono dei vigili urbani, arcieri, archibugieri, tappezzieri, fabbricanti di aghi, Confraternite e Arciconfraternite della Misericordia d’Italia.

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PRIMO NUMERO DEL PERIODICO TRIMESTRALE

DAL CUORE DELLO STATO – IL GOVERNATORATO SI RACCONTA

Dal cuore dello Stato – Il Governatorato si racconta: è il titolo del periodico online con cadenza trimestrale, promosso ed edito dal Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. 

Presentiamo oggi il primo numero che troverete in allegato.

La data scelta, il 1° settembre, non è un caso, ma vuole essere un contributo a favore della Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato. Un appuntamento annuale al quale Papa Francesco dedica un particolare messaggio.

Ogni numero del periodico si focalizzerà su un tema particolare. Il primo è dedicato all’Enciclica di Papa Francesco Laudato sì’ e le sue applicazioni al Governatorato.

Questa iniziativa trimestrale, nelle intenzioni del Cardinale Fernando Vérgez Alzaga e di Sr. Raffaella Petrini, rispettivamente Presidente e Segretario Generale, è che diventi un riflesso della realtà del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e si collochi come mezzo di collegamento con l’esterno.

Per questo, esso è rivolto ai dipendenti, ma anche a tutti i lettori interessati, e si propone di valorizzare il lavoro quotidiano di tutte le realtà dello Stato, nelle sue numerose competenze, per manifestare al mondo che è funzionale all’esercizio del ministero petrino.

Vuole essere, pertanto, strumento per la formazione, la conoscenza, il dibattito, la comunicazione istituzionale.

Integrandosi con il portale www.vaticanstate.va e i social media istituzionali –X (Twitter) e Instagram– il periodico svolge un’azione di supporto alle esigenze della comunicazione, in occasione di alcune specifiche scadenze e con particolare riferimento a temi di attualità.

DOWNLOAD - 1° NUMERO

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Un francobollo per i 40 anni delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Stati Uniti d’America

Lunedì 16 settembre verrà presentato nella Sala Conferenze dei Musei Vaticani dal Cardinale Fernando Vérgez Alzaga

Quaranta anni fa la Santa Sede e gli Stati Uniti d’America allacciavano le relazioni diplomatiche. Per commemorare l’anniversario, il Governatorato dello Stato Città del Vaticano emetterà un francobollo a cura del Servizio Poste e Filatelia della Direzione delle Telecomunicazioni e dei Sistemi Informatici.

Nel giorno di emissione, lunedì 16 settembre, nella Sala Conferenze dei Musei Vaticani, il nuovo francobollo sarà presentato dal Cardinale Fernando Vérgez Alzaga, Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, e da Laura Hochla, Chargé d’Affaires ad interim dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America presso la Santa Sede. Saranno presenti anche Sr. Raffaella Petrini, Segretario Generale del Governatorato e l’ingegner Antonino Intersimone, direttore della Direzione delle Telecomunicazioni e dei Sistemi Informatici, e il nuovo Capo ufficio del Servizio Poste e Filatelia, don Felice Bruno dei Figli della Divina Provvidenza (Orionini).

Il francobollo raffigura gli stemmi della Santa Sede e degli Stati Uniti d’America, uniti idealmente da nastri che evocano le rispettive bandiere. Per l’occasione verrà anche preparato un annullo postale speciale die emissionis, che riproduce gli stemmi della Santa Sede e degli Stati Uniti d’America. Completano l’annullo le scritte “40° delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Stati Uniti d’America”, “Poste Vaticane” e “die emissionis 16.09.2024”.

La Nunziatura Apostolica a Washington venne istituita, l’11 gennaio 1984, con la Lettera Apostolica di Giovanni Paolo II Quandoquidem heri, a firma del Cardinale Agostino Casaroli. L’Arcivescovo Pio Laghi, il 26 marzo 1984, da Delegato Apostolico divenne Pro-Nunzio Apostolico. Il primo Ambasciatore degli Stati Uniti d’America presso la Santa Sede fu William Wilson, fino a quel momento Rappresentante personale del Presidente Ronald Reagan.

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Un workshop alla Specola Vaticana

Spiritualità e astronomia

“Spiritualità e astronomia 2024 – ‘Al vedere la stella essi provarono una grandissima gioia’”: è il tema del workshop che si svolge, dal 30 agosto al 1° settembre, nella sede della Specola Vaticana. L’incontro prevede lezioni introduttive, momenti di preghiera e di condivisione, oltre alla visita ai telescopi e a delle serate dedicate all'osservazione del cielo. I partecipanti saranno accompagnati dai membri della comunità dei Gesuiti, da alcuni ricercatori della Specola Vaticana, da docenti e astrofili.

Il workshop si aprirà, venerdì 30 agosto, con l’introduzione generale tenuta dal Gesuita fratel Guy J. Consolmagno, direttore della Specola Vaticana, seguita dall’intervento dal Gesuita padre Gabriele Gionti, vice direttore della Specola Vaticana per Castel Gandolfo, che svilupperà il tema: “Apostolato scientifico della Compagnia di Gesù, scienziati Gesuiti da Clavio a Coyne”. Successivamente, a Castel Gandolfo, verrà celebrata una Messa, alla quale farà seguito la visita guidata ai telescopi del Palazzo Pontificio. Verso le 21, l’astrofilo Claudio Costa, illustrerà il Centro visitatori della Specola e faciliterà delle osservazioni del cielo.

Il giorno successivo, sabato 31 agosto, in apertura, Monsignor Tomasz Trafny, della Segreteria Generale del Sinodo, svilupperà la sua relazione intorno a: “Spiritualità e astronomia”, seguita dall’intervento “Guarda il Cielo e conta le Stelle” di Sr. Irene Tranquillini delle Orsoline Figlie di Maria Immacolata. Si terrà, poi, una sessione di dibattito e di confronto tra i partecipanti divisi in gruppi. Sarà possibile, quindi, dal cortile della Specola osservare il sole. Nel pomeriggio, Monsignor Carlo Maria Polvani, sotto-segretario aggiunto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, parlerà su “L’impatto della cultura scientifica sulla cultura contemporanea”. Gli farà seguito l’astronomo associato alla Specola Vaticana, don Matteo Galaverni della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, che interverrà su: “Domande aperte in cosmologia, cosa (non) sappiamo”. La celebrazione della Messa nella sede della Specola Vaticana concluderà la giornata.

Per domenica 1° settembre, il programma prevede, dalle 4 alle 5 del mattino, osservazioni del cielo dal cortile della Specola Vaticana, seguite da un momento di preghiera guidato da padre Guidalberto Bormolini. Successivamente, il filosofo e fisico, il Gesuita padre Robert Janusz svilupperà il tema: “Spiritualità cristiana e creazione”.  Quindi, padre Guidalberto Bormolini interverrà su “La Cosmologia dai popoli antichi ai Padri della Chiesa”. Un momento di verifica finale precederà la Messa alla Specola con la quale si concluderà l’incontro.

Consultare anche il sito internet: https://www.vaticanobservatory.va

Spiritualità e Astronomia 2024

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