Organi del potere giudiziario

Il potere giudiziario, secondo la legge del 21 novembre 1987, n. CXIX e la legge n. LXVII del 24 giugno 2008, ha come suoi organi un Giudice unico, un Tribunale, una Corte d’Appello e una Corte di Cassazione, i quali esercitano le loro attribuzioni a nome del Sommo Pontefice.

Le rispettive competenze sono stabilite nei Codici di procedura civile e di procedura penale vigenti nello Stato, nonché dal Motu proprio sulla giurisdizione degli organi giudiziari dello Stato della Città del Vaticano in materia penale dell’11 luglio 2013.

Organi del potere legislativo ed esecutivo

Le disposizioni legislative sono emanate tanto dal Sommo Pontefice, quanto, a Suo nome, dalla Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, che promulga anche i regolamenti generali. Le une e gli altri sono pubblicati in uno speciale supplemento degli Acta Apostolicae Sedis, che è il Bollettino Ufficiale della Santa Sede.

L’esercizio del potere esecutivo è demandato al Cardinale Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, il quale, in tale veste, assume il nome di ‘Presidente del Governatorato’.

Collaboratori immediati del Presidente del Governatorato sono il Segretario Generale ed il Vice Segretario Generale.

Dal Presidente dipendono le Direzioni e gli Uffici Centrali in cui il Governatorato è organizzato.

Nell’elaborazione delle leggi, e in altre materie di particolare importanza, la Pontificia Commissione ed il Presidente del Governatorato possono avvalersi dell’assistenza del Consigliere Generale e dei Consiglieri dello Stato.

Organi dello Stato

La forma di governo è la monarchia assoluta. Capo dello Stato è il Sommo Pontefice, che ha la pienezza dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario. Il potere legislativo, oltre che dal Sommo Pontefice, è esercitato a Suo nome, da una Commissione composta da un Cardinale Presidente e da altri Cardinali, nominati per un quinquennio. Il potere esecutivo è demandato al Presidente della Commissione che, in tale veste, assume il nome di Presidente del Governatorato ed è coadiuvato dal Segretario Generale e dal Vice Segretario Generale. Il potere giudiziario è esercitato, a nome del Sommo Pontefice, dagli organi costituiti secondo l’ordinamento giudiziario dello Stato.

La Città del Vaticano oggi

Con una superficie di appena 44 ettari, lo Stato della Città del Vaticano è il più piccolo stato indipendente del mondo, sia in termini di numero di abitanti che di estensione territoriale. I suoi confini sono delimitati dalle mura e, su piazza San Pietro, dalla fascia di travertino che congiunge le due ali del colonnato. Oltre che al territorio proprio dello Stato, la giurisdizione vaticana si estende in un certo senso anche su alcune zone di Roma e fuori Roma, che godono del diritto della "extraterritorialità".

Lo Stato della Città del Vaticano è sorto con il Trattato Lateranense, firmato l’11 febbraio 1929 tra la Santa Sede e l’Italia, che ne ha sancito la personalità di Ente sovrano di diritto pubblico internazionale, costituito per assicurare alla Santa Sede, nella sua qualità di suprema istituzione della Chiesa cattolica, "l’assoluta e visibile indipendenza e garantirle una sovranità indiscutibile pur nel campo internazionale", come indicato nel preambolo del suddetto Trattato.

La Chiesa Cattolica svolge la sua missione evangelica sia tramite le varie Chiese particolari e locali, sia tramite il suo governo centrale, costituito dal Sommo Pontefice e dagli Organismi che lo coadiuvano nell’esercizio delle sue responsabilità verso la Chiesa universale (Santa Sede).

La forma di governo è la monarchia assoluta. Capo dello Stato è il Sommo Pontefice, che ha la pienezza dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario. Tali poteri, durante il periodo di sede vacante, sono demandati al Collegio dei Cardinali. Il potere legislativo, oltre che dal Sommo Pontefice, è esercitato a Suo nome, da una Commissione composta da un Cardinale Presidente e da altri Cardinali, nominati per un quinquennio. Il potere esecutivo è demandato al Presidente della Commissione che, in tale veste, assume il nome di Presidente del Governatorato ed è coadiuvato dal Segretario Generale e dal Vice Segretario Generale. Da lui dipendono le Direzioni e gli Uffici centrali in cui è organizzato il Governatorato, ovvero il complesso di organismi attraverso cui tale potere viene svolto. Il potere giudiziario è esercitato, a nome del Sommo Pontefice, dagli organi costituiti secondo l’ordinamento giudiziario dello Stato.

Lo Stato della Città del Vaticano ha una propria bandiera contraddistinta da due campi divisi verticalmente, uno giallo, aderente l’asta, l’altro bianco in cui appare la tiara pontificia con le chiavi decussate. Batte moneta propria, che attualmente è l’euro, ed emette propri francobolli postali. In Vaticano è edito un giornale quotidiano, "L’Osservatore Romano", fondato nel 1861, e, dal 1931, funziona una emittente, la Radio Vaticana, che trasmette in tutto il mondo in varie lingue.

Alle esigenze di sicurezza del Papa e dello Stato provvedono il Corpo della Guardia Svizzera, fondato nel 1506, i cui appartenenti indossano una divisa che, secondo la tradizione, sarebbe stata disegnata da Michelangelo, e il Corpo della Gendarmeria, addetto a tutti i servizi di polizia e sicurezza dello Stato.

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La Città del Vaticano nel tempo

Il termine Vaticano anticamente identificava l’area paludosa sulla riva destra del Tevere, compresa fra Ponte Milvio e l’odierno Ponte Sisto.

Durante il periodo regio e per tutta l’età repubblicana, il territorio era noto come Ager Vaticanus e si estendeva a nord fino alla foce del Cremera, a sud almeno fino al Gianicolo. In età imperiale, a partire dal II secolo d.C., è attestato il toponimo Vaticanum che comprendeva un’area grossomodo corrispondente a quella dell’odierno Stato della Città del Vaticano. In epoca romana l’area, esterna alla città di Roma, fu bonificata e occupata da ville, dai giardini di Agrippina – madre dell’imperatore Caligola (37-41 d.C.) – e da vaste necropoli disposte lungo le arterie principali. Nei giardini della madre, Caligola costruì un piccolo circo per gli allenamenti degli aurighi (Gaianum), ristrutturato successivamente da Nerone (54-68 d.C.), presso il quale la tradizione vuole che Pietro abbia subìto il martirio nella grande persecuzione contro i cristiani ordinata da Nerone nel 64 d.C.

Lungo la via Trionfale, che da piazza San Pietro si dirige a nord verso Monte Mario, sono stati scavati diversi nuclei di tombe, mentre lungo la via Cornelia, che invece si dirigeva a ovest, sorgeva la Necropoli in cui si trova anche la tomba dell’apostolo Pietro. La presenza di Pietro stabilisce il fulcro topografico della zona, mèta, da allora e per due interi millenni, del più significativo tra i pellegrinaggi cristiani: molti fedeli cristiani, spinti dal desiderio di mantenere una vicinanza a San Pietro, cercheranno accanto ad esso la propria sepoltura. La Necropoli fu sepolta durante la costruzione della Basilica dedicata all’apostolo, voluta dall’imperatore Costantino (306-337 d.C.), che determinò tutto lo sviluppo successivo della zona. Dopo aver liberalizzato il culto della religione cristiana con il famoso Editto di Milano del 313 d.C., l’imperatore Costantino diede avvio intorno al 324 alla costruzione di una grande chiesa a cinque navate, transetto e abside terminale, al centro della quale era il sepolcro di Pietro. Una scalinata e un quadriportico, nel quale dovevano fermarsi i non battezzati, completavano l’insieme. Nel frattempo il circo neroniano andava progressivamente in rovina, anche perché molte delle sue pietre venivano utilizzate per la costruzione della nuova chiesa, che, nel giro di poco tempo, divenne un nuovo polo di attrazione della città. E proprio a presidio della memoria di Pietro, Leone IV (847-855) costruirà, qualche anno più tardi, le prime mura della civitas che da lui prenderà il nome di "Leoniana’’ e che costituirà il nucleo spirituale della nuova Roma medioevale e rinascimentale. Nonostante i papi risiedessero nel Palazzo Laterano, furono realizzati nel Medioevo alcuni edifici nell’area limitrofa a San Pietro. In particolare, sotto Eugenio III (1145-1153) ed Innocenzo III (1198-1216) fu costruito il primo palazzo, poi ampliato tra la fine del 1200 e i primi anni del 1300, e fu ristrutturata la cinta muraria leonina. Ma dal 1309 la sede papale fu trasferita ad Avignone; Roma e la Basilica di San Pietro restarono abbandonate per oltre un secolo. Occorreranno infatti circa 50 anni dal 1377, anno del ritorno del Papato a Roma, per ridare lustro alla città. A metà del 1400 si affrontò per la prima volta il problema dell’eventuale ricostruzione integrale di San Pietro.

Il papa Niccolò V (1447-1455) fece redigere dall’architetto Bernardo Rossellino un progetto di ampliamento della Basilica, con una nuova abside sporgente rispetto a quella costantiniana: essa fu soltanto avviata perché, qualche anno dopo, l’avanzata dei turchi e la caduta di Costantinopoli comportarono l’abbandono dell’opera. Fra il 1477 e il 1480 il papa Sisto IV (1471-1484) diede avvio alla costruzione di una grande cappella, che da lui prese il nome di Sistina: decorata con affreschi dei maggiori pittori italiani del momento, fu inaugurata il 15 agosto del 1483. Grandi cambiamenti furono realizzati da Giulio II (1503-1513), che trasformò radicalmente la cittadella: avviò la demolizione della Basilica costantiniana, diede inizio ai lavori per il nuovo San Pietro, e costruì il famoso Cortile del Belvedere per collegare il Palazzetto del Belvedere del suo predecessore Innocenzo VIII (1484-1492) a nord con il nucleo degli edifici medioevali a sud; chiamò inoltre a Roma Raffaello e Michelangelo per affrescare rispettivamente gli appartamenti papali e la Cappella Sistina. Altri lavori furono effettuati nel corso dello stesso secolo: la Basilica di San Pietro, che dopo alterne vicende venne progettata e iniziata nel nucleo centrale da Michelangelo a metà del XVI secolo, fu coperta con una grandiosa cupola "voltata" da Giacomo Della Porta. La chiesa venne poi ampliata dal Maderno nei primi anni del Seicento con l’aggiunta di due campate nel braccio longitudinale, e completata dal Bernini, a metà del XVII secolo, con la grandiosa piazza delimitata dai due emicicli di quadruplici file di colonne che le conferì l’attuale aspetto barocco, collegando questo luogo di preghiera con il resto della città.

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Monete e francobolli

Lo Stato ha moneta propria ed emette propri francobolli postali. Le monete vaticane, ad eccezione di quelle in oro ed argento, hanno corso legale anche in Italia e in tutti gli altri Paesi in virtù della Convenzione monetaria con lo Stato italiano, che ha agito per conto della Comunità Europea, del 29 dicembre 2000.

Da tale Convenzione, infatti, discende il diritto dello Stato della Città del Vaticano ad utilizzare l’euro come propria moneta ufficiale dal 1° gennaio 1999. Da parte sua, poi, lo Stato ha regolato l’esercizio di tale diritto con la legge vaticana 26 luglio 2001, n. CCCLVII.

Mancando di un proprio istituto di emissione, lo Stato della Città del Vaticano si è impegnato in forma patrizia a coniare la propria moneta metallica – per il valore massimo, attualmente di un milione di euro l’anno – in Italia, presso l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.

E’ ripresa dal 1996, in vista del Giubileo del 2000, la coniazione da parte della Città del Vaticano di monete d’oro, regolarmente emesse ogni anno dal 1929 fino al 1959. Tale coniazione è proseguita anche dopo il Giubileo e prosegue tuttora, con una emissione annuale.

Le emissioni di valori postali non sono soggette a particolari limitazioni, salvo quelle imposte dalla disciplina dei servizi postali, secondo gli accordi con lo Stato italiano e quelli consacrati nelle Convenzioni internazionali, cui lo Stato della Città del Vaticano ha aderito.

Sigle automobilistiche

Due sono le sigle degli automezzi iscritti nel Registro veicoli vaticani (RVV):

- SCV per le auto di proprietà dello Stato e degli Enti della Santa Sede;

- CV, per la auto di proprietà dei cittadini e delle personalità a cui è concessa l’immatricolazione nei ruoli vaticani.

La sigla internazionale è V.

Inno Pontificio e la sua storia

Lo Stato della Città del Vaticano, quale Ente sovrano di diritto pubblico, universalmente riconosciuto, come ha la propria bandiera così ha anche un suo inno ufficiale, che dal 16 ottobre 1949, per disposizione di Pio XII, è la Marcia Pontificia composta dal celebre musicista francese e fervente cattolico Charles Gounod (1818-1893), famoso da tempo per le sue composizioni musicali e, in modo particolare, per l'opera lirica Faust e la stupenda quanto soavissima Ave Maria.


Inno ufficiale precedente

Anticamente ogni Corpo del disciolto esercito pontificio aveva la sua banda musicale che faceva sfoggio nelle parate e nelle cerimonie solenni.  Si trattava, in realtà, di gruppi di giovani, non sempre regolarmente arruolati, di solito figli di soldati che non superavano i venti anni, tra cui si sceglievano alcuni quattordicenni per servire come allievi trombettieri e allievi tamburini.  Avevano sulla divisa un distintivo speciale che riproduceva in oro lo strumento usato.  Dalle stampe del XIX secolo si apprende che i musicanti propriamente detti avevano ricamata una lira d'argento, alle due estremità del colletto.  Anche nello stendardo donato da Pio VII alla Guardia Nobile si trovano, misti ad altri fregi, due trombe intrecciate.  Nel regolamento sugli esercizi e le manovre delle truppe pontificie, emanate nel 1856, vengono specificamente stabiliti i posti da occupare dai tamburi, trombe e concerto musicale.
Anche la Gendarmeria Pontificia aveva una celebre banda musicale, diretta dal maestro Roland, applaudita in ogni manifestazione civile.  Già nel Corpo da cui il 12 aprile 1871 nacquero i Gendarmi, erano previste quattordici trombe a cavallo ed altrettanti tamburini a piedi.  La banda poi, disciolta dopo gli avvenimenti romani del 1870, venne ricostituita nel 1904, con 28 elementi. 
Il Regolamento, ormai sorpassato, prescriveva le norme per gli onori militari che un tempo venivano tributati.  Al passare di Sua Santità le truppe piegavano il ginocchio e trombe e tamburi intonavano l'Inno Pontificio.  Per i Cardinali e i Principi Assistenti al Soglio, presentavano le armi, mentre la banda suonava la Marcia da campo.  Per i Prelati di Fiocchetto e i ministri di una volta, si "portavano" le armi, ma tamburi e trombe non suonavano, limitandosi a rimanere pronti.  La musica militare, poi divenuta esclusivamente di rappresentanza, ha quindi lunga tradizione in Vaticano.

L'inno ufficiale vaticano esiste dal 1857, composto dal maestro austriaco Vittorino Hallmayr, direttore della Banda del XXXXVII Reggimento Fanteria di linea "Conte Kinsky" del presidio austriaco negli Stati Pontifici, di stanza a Roma.  Ed è questa musica che risuonò, per le vie della capitale, subito dopo l'avvenuta riconciliazione nel 1929.  Musica questa che fu eseguita, per la prima volta, il 9 giugno 1857, alle ore sette del pomeriggio, nell'atto dell'ingresso di Pio IX da Porta Maggiore a Bologna.  La Marcia Trionfale dell'Hallmayr assunse subito il nome di Inno Pontificio, non esistendo prima di allora alcun inno ufficiale per lo Stato Pontificio.  Le note dell'inno che incontrò tante favore, furono ripetute lo stesso giorno in Piazza San Petronio, davanti al Palazzo Legatizio, dove fu eretto un palco per il Santo Padre.  Le cronache dell'epoca riferiscono che la musica, eseguita dal IX e XX Reggimento Cacciatori Austriaci, insieme alla Banda del I Reggimento di Linea Pontificio, incontrò subito grande successo.  Fu adottata come accompagnamento per l'intero viaggio del Papa, da Ferrara a Ravenna, da Modena a Firenze, dove la eseguirono in Piazza della Signoria 8 bande riunite dirette dal Maestro Matiozzi e finalmente al Roma, al rientro del Sovrano, il 5 settembre 1857.  Fatto poi proprio dalla Banda della Guardia Palatina d'Onore, più tardi la Segreteria di Stato stabiliva di adottare l'inno dell'Hallmayr, come inno di rappresentanza pontificio.


Inno Pontificio attuale 

La musica dell'attuale Inno Pontificio fu composto dal Gounod per devozione filiale al Papa in occasione dell'anniversario dell'incoronazione di Sua Santità Pio IX e la Marche pontificale venne eseguita per la prima volta nel pomeriggio dell'11 aprile 1869, in occasione del giubileo sacerdotale del Papa.  Quel giorno, in Piazza San Pietro era convenuta una gran folla per ascoltare lo straordinario concerto che 7 bande musicali pontificie, appartenenti ad altrettanti corpi e reggimenti papalini di stanza in Roma (Gendarmeria Pontificia con il Maestro Roland, Reggimenti di linea con il Maestro Baffo, Cacciatori con il Maestro Pezzina, Zuavi con il Maestro Willimburg, Carabinieri esteri, Legione Romana con il Maestro Angelini, Reggimento Dragoni), con l'accompagnamento di un coro di oltre mille soldati, avrebbero dato in onore del Sommo Pontefice, dopo le solenni funzioni del mattino nella Basilica Vaticana.  Applauditissima, la Marche pontificale del Gounod fu replicata più volte in quel fatidico pomeriggio, come scrisse L'Osservatore Romano del giorno seguente.
Per l'occasione, Pio IX che già aveva ricevuto gli auguri e le rappresentanze diplomatiche dei diversi Paesi, con una presenza di folla di circa cinquemila fedeli nella Basilica Vaticana, applaudito si affacciò alla loggia centrale di San Pietro per rispondere alle acclamazioni della popolazione che gremì la Piazza e per assistere al concerto.  Le 7 bande schierate sulle gradinate, che all'apparire del Pontefice avevano suonato l'antica Marcia Trionfale dell'Hallmayr, l'inno ufficiale pontificio di ordinanza, dettero inizio al concerto seguendo quello che lo stesso giornale vaticano del giorno precedente aveva annunziato come "il nuovo inno scritto espressamente per la circostanza dal maestro Gounod, con riprese di coro eseguite da un migliaio di nostri soldati".  Dire che il successo riportato dalla nuova composizione fu enorme è dire poco.  L'organo vaticano del 12 aprile 1869 ci fa sapere che "la musica fu replicata più volte". 
Venne suonata spessissimo anche in seguito e rimase celebre per la sua grandiosità e il suo andamento solenne e quasi liturgico, senza tuttavia diventare inno pontificio per 81 anni, sebbene ne fosse stata auspicata l'immediata realizzazione.

L'Inno Pontificio del Gounod, che alla vigilia dell'Anno Santo del 1950 venne ufficialmente adottato, è ben diverso da quello composto dal Hallmayer nello stile dell'epoca, con il suo ritmo vivace e brioso come un valzer.  Pio XII stabilì di sostituire l'inno ufficiale usato fin allora con la mai dimenticata Marcia Pontificia del Gounod, con il suo tono religioso ritenuta più consona ai nostri tempi.  La musica fu eseguita, in un'austera cerimonia il sabato 24 dicembre 1949, vigilia di Natale e dell'apertura dell'Anno Santo del 1950, per la prima volta come nuovo inno ufficiale pontificio, insieme con il vecchio inno quasi a volerne indicare il trapasso, dalla Banda musicale della Guardia Palatina d'Onore (che sarebbe poi stata sciolta, come noto, da Paolo VI, unitamente a tutti gli altri Corpi armati in Vaticano, esclusa la Guardia Svizzera Pontificia) schierata con tutti i suoi reparti nel Cortile di San Damaso, dopo la lettura di un ordine del giorno con cui veniva comunicata la sovrana disposizione circa la detta sostituzione.

Oggi, anche se ad eseguirlo non è più la gloriosa banda della disciolta Guardia Palatina d'Onore, pur essendo sempre gli stessi che compongono l'attuale banda civile, l'Inno Pontificio di Gounod, ormai noto in tutto il mondo, viene suonato nelle occasioni più solenni della vita dello Stato, durante cerimonie cui sia presente il Sommo Pontefice o un suo rappresentante.

L'Inno Pontificio viene inoltre intonato allorché la bandiera vaticana viene issata, in forma solenne ed è eseguito, per intero, solo alla presenza del Santissimo Sacramento, del Santo Padre o in occasione del ricevimento ufficiale di Capi di Stato esteri, unitamente all'inno nazionale dei rispettivi Paesi, nonché fuori del Vaticano quando il Papa si reca in Visita Apostolica ad una Nazione, o quando un Legato Pontificio viene ricevuto ufficialmente in un Paese estero.  Solo le prime otto battute vengono suonate alla presenza della bandiera dello Stato.  Quando gli onori poi sono resi da reparti armati, l'inno viene preceduto da tre squilli di attenti.
In ogni modo, sarà bene sottolineare che l'Inno Pontificio non può dirsi un inno nazionale: le parole del Maestro Antonio Allegra e del Maestro Raffaello Lavagna parlano al cuore di quanti in tutto il mondo vedono in Roma la sede di Pietro.

Le caratteristiche compositive e musicali che rendono così notoriamente suggestivo l'Inno Pontificio di Gounod, vennero descritte dal Maestro Antonino De Luca, Direttore della Banda Palatina, su Vita Palatina del febbraio 1950 con le seguenti parole: "La Marcia Pontifica di Gounod, che rivela la vigorosa personalità dell'autore del Faust, è una composizione di andamento maestoso.  La prima parte, dal tono di fa maggiore, ha inizio con un indovinatissimo squillo di tromba, al quale si unisce il pieno di tutta l'orchestra, a significare e sottolineare l'atmosfera di serena grandezza.  La seconda parte invece, è in contrasto con la prima: al centro di essa domina un nuovo sentimento profondamente religioso, che nasce da un senso di superiorità di spirito.  La terza parte ha inizio con un fortissimo che segna quasi un imperioso distacco da ogni sollecitudine terrena".

  
Testo cantato dell'Inno Pontificio

In occasione della ripresa dell'inno di Gounod nel 1949, Mons. Antonio Allegra (1905-1969), uno degli organisti della Basilica di San Pietro dell'epoca, compose un testo italiano, oggi comunemente cantato, che esordisce con le parole Roma immortale, di martiri e di santi.
Curiosamente, l'inno ufficiale vaticano non aveva mai avuto parole latine. Perché possa essere cantato da tutti i fedeli del mondo, indipendentemente dalle rispettive lingue nazionali, l'Inno Pontificio del Gounod è stato dotato in seguito anche di un testo in latino, che esordisce con le parole O felix Roma - o Roma nobilis, dovuto al canonico savonese Mons. Raffaello Lavagna (1918-...).  L'autore si è ispirato nella sua elaborazione alle tante citazioni petriane contenute nelle Scritture.  Fu eseguito per la prima volta in forma privata dal coro Iubilate Deo diretto da Sr. Dolores Aguirre, il 15 giugno 1991 alla presenza del Santo Padre, durante la sua visita al Centro Trasmittente di Santa Maria di Galeria, in occasione del 60mo anniversario di fondazione della Radio Vaticana.  La prima esecuzione pubblica, ad opera del coro ed orchestra della Mitteldeutscher Rundfunk di Leipzig è avvenuta il 16 ottobre 1993 nell'Aula Paolo VI, in occasione del 15° anniversario dell'elezione di Giovanni Paolo II e del 100° anniversario della morte di Charles Gounod.


Partiture per fanfare, orchestra, pianoforte e coro

Oltre alle normali trascrizioni per fanfare (gli arrangiamenti più eseguito dai complessi bandistici in occasione di cerimonie pontificie sono di S.P. van Leeuwen, Reginaldo Caffarelli e Antonino De Luca), dell'Inno Pontificio esistono pure delle riduzioni per orchestra, pianoforte e coro, ad opera del Maestro Alberico Vitalini della Radio Vaticana. Inoltre, la musica è anche stata registrata a cura dello stesso Vitalini, distribuita dalla Libreria Editrice Vaticana, insieme alle composizioni Tu es Petrus, Christus vincit e il Suono delle Campane di San Pietro.

 

 

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