14 giugno: Sant’Eliseo, profeta

In ascolto della Parola di Dio
Eliseo è ancora oggi un nome diffuso tra le famiglie cristiane africane. Deriva dall’ebraico e significa “Dio è Signore” (El-Yah). Nella Bibbia, Eliseo è presentato come un profeta vissuto nell’VIII secolo a.C., discepolo del grande profeta Elia. La sua chiamata viene raccontata nel primo libro dei Re, capitolo 19:
“Partito di lì, Elia trovò Eliseo, figlio di Safat. Costui arava con dodici paia di buoi davanti a sé, mentre egli stesso guidava il dodicesimo. Elia, passandogli vicino, gli gettò addosso il suo mantello. Quello lasciò i buoi e corse dietro a Elia, dicendogli: ‘Andrò a baciare mio padre e mia madre, poi ti seguirò’. Elia disse: ‘Va' e torna, perché sai che cosa ho fatto per te’. Allontanatosi da lui, Eliseo prese un paio di buoi e li uccise; con la legna del giogo dei buoi fece cuocere la carne e la diede al popolo, perché la mangiasse. Quindi si alzò e seguì Elia, entrando al suo servizio” (19, 19-22).
Nel Vangelo, Gesù riprende questo episodio per sottolineare la radicalità della chiamata alla missione. A chi vuole seguirlo dopo aver salutato i familiari, Gesù rispose: “Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il Regno di Dio” (Luca 9,62).
Anche se Eliseo non ha la stessa forza carismatica di Elia, continuerà comunque la sua opera. Insieme, dopo Samuele e re Davide, rappresentano i primi grandi esempi del profetismo biblico. Eliseo è profondamente fedele a Dio: ha vissuto un’esperienza personale della sua presenza e ha ricevuto la sua rivelazione. Il profeta, infatti, è colui che ascolta e custodisce la Parola di Dio.
È significativo che Gesù, nel suo primo discorso nella sinagoga di Nazaret, menzioni proprio Elia ed Eliseo: ricorda la carità di Elia verso la vedova di Sarepta e la guarigione di Naaman il Siro da parte di Eliseo: due esempi di bene rivolto a persone non ebree, che mostrano l’universalità dell’amore di Dio.
Morì verso il 790 a.C. e venne sepolto nei pressi di Samaria.